Regolamentare la distanza dei colpi da golf

john solheim

I materiali di oggi hanno avuto un impatto enorme sul modo in cui si gioca a golf. Per esempio i driver permettono distanze impensabili fino a qualche anno fa e molti giocatori, ovviamente, ne traggono vantaggio. Il risultato qual’è? La media di distanza del driver sui tour professionistici mondiali è in aumento ed ha da poco sfondato il muro delle 290 yards e molti campi storici ed affascinanti perdono parte del loro valore proprio perchè la lunghezza dei tiri di oggi mal si accoppia con il design di un campo da golf di 30 e più anni fa.

Che soluzioni ci sono? John Solheim, CEO di PING (in foto), ha sottoposto la sua idea. Ecco la traduzione della lettera che ha inviato direttamente agli organi deputati al controllo e revisione delle Regole del Golf: USGA e Royal and Ancient Golf Club of St Andrews.

Una risposta a lungo termine al problema della distanza.

Fin da quando ho memoria, il golf è stato sfidato dai problemi che riguardano la distanza con il driver. Sfortunatamente, negli ultimi 12 anni, le azioni e decisioni in risposta a queste problematiche sono state poco lungimiranti, costose e controverse. Decisioni che comprendono il cambiamento del percorso di alcuni tra i più riveriti golf club o il limitare alcune caratteristiche dei bastoni da golf. Oggi apprendiamo che la media di distanza con il driver sul PGA Tour è ulteriormente aumentata, sfondando il tetto delle 290 yards e con la prospettiva di arrivare chissà dove con così tanti giovani dinamici e talentuosi che tentano la strada della carta per il tour.

Così ancora una volta dobbiamo chiederci: come, se qualcosa va fatto, possiamo fare per gestire la situazione?

Con così tante problematiche che gravitano attorno al mondo del golf, dobbiamo essere sicuri che qualsiasi discussione sul problema della distanza sia focalizzata sul lungo termine, in modo che le soluzioni siano in grado di rispondere in modo facile e veloce ai futuri aumenti di distanza nei colpi da golf non importa quale ne sia la causa; la soluzione dovrebbe essere focalizzata su idee che permettano sia agli eventi professionistici che ai campi di gioco di adattarsi al meglio alla situazione e le idee proposte non possono che riconoscere che sia molto più semplice che adattare la palla al percorso che non viceversa. Infine abbiamo bisogno di una risposta che risolva questa questione una volta per tutte.

Per dare spunto alla discussione ecco come penso che si possa fare:

Rimpiazzare il limite di distanza di una pallina da golf di oggi con 3 differenti “” Ball Distance Ratings” o BDR: uno che sia come quello di oggi, uno che sia inferiore ed uno infine che sia superiore.

Adottare una “BDR Condition of Competition“: ogni evento potrebbe decidere di applicare la BRD più appropriata per il proprio percorso in base al design del campo e al livello di abilità dei giocatori.

Includere il BDR tra i fattori per il calcolo dell’handicap: esattamente al pari dello slope rating dei percorsi o analogamente alla scelta dei tee di partenza.

Le palline da golf con BDR avranno le stesse caratteristiche di quelle di oggi come traiettoria, spin rate etc… l’unica differenza sarebbe nella distanza. Alcuni dettagli magari saranno più complicati di così, ma non ho dubbi che la USGA e la R&A siano in grado di gestirli. Un esempio di cosa potrebbe essere fatto sta nell’adozione di color code (è una mania la loro!!! ndr) che indichi il BDR, per esempio golf, silver e bronze con silver che rappresenta le palline di oggi, gold quelle che fanno 30 yards in più e bronze quelle che fanno 30 yards in meno. Altri livelli di BDR potranno in futuro essere aggiunti, se necessario, al fine di assorbire futuri aumenti di distanza dei professionisti.

Se il gioco del golf adottasse una “BDR Condition of Competition” credo che la maggior parte degli eventi sceglierebbe comunque la stessa palla di oggi. La maggior parte dei campi che ospitano eventi per professionisti sono stati costruiti o modificati per avere sufficiente lunghezza per sfidare l’abilità di tali golfisti. Magari invece un piccolo numero di tornei, quelli giocati nei campi più classici e storici, troverebbe interessante tornare al vecchio design del layout delle buche richiedendo l’adozione di una palla con un rating di distanza più corto. Questi eventi potrebbero generare molto interesse, anche come ascolti TV. Uno dei punti fondamentali di quest’idea sta nel dare il controllo di tutto ciò a chi organizza l’evento. Oltretutto da ai circoli un’arma a lungo termine contro il problema della distanza, piuttosto che far entrare i bull dozers nel campo per adattarlo.

Riconosco che chiedere ai giocatori del tour di cambiare occasionalmente palla è un potenziale problema. Ad ogni modo superare gli ostacoli più ardui è quello che sanno fare meglio. Questi atleti talentuosi dovrebbero realizzare che imporre limiti indiscriminati all’equipaggiamento di decine di milioni di dilettanti – un gruppo criticamente determinante per il futuro del golf stesso – non è il modo migliore di risolvere problemi che riguardano competizioni di solo altissimo livello. Penso che i golfisti di maggior talento saranno quindi favorevoli al passaggio ad una palla più corta di tanto in tanto se questo darà beneficio al restante 99,9% di noi.

Dare ad altri dilettanti la possibilità di giocare con una palla più lunga è un altro aspetto fondamentale della mia proposta. Molti giocatori trovano difficile confrontarsi con la lunghezza dei campi moderni ed usare una palla più lunga offre sicuramente la possibilità di maggior divertimento. Potrebbe addirittura riportare vecchi giocatori che hanno abbandonato il gioco. Forse potrebbe anche ridurre il tempo impiegato per il gioco, un obiettivo condiviso da molti.

Ci saranno anche occasioni nelle quali i dilettanti useranno palline con rating più corto, per esempio affrontando campi più classici, che non possono aggiungere yardage. Altri potrebbero fare la stessa scelta per l’impatto positivo sul proprio handicap. Alcuni campi potrebbero suggerire l’impiego di una palla con rating più corto, Giocatori con handicap alto potrebbero trovare più semplice giocare nella stessa partita con giocatori più bravi – dagli stessi tee – usando semplicemente palle con rating differente. Ognuna di queste scelte offre il controllo sulla distanza la dove serve: ai golfisti ed ai campi.

Questa proposta potrebbe anche aiutare la USGA e la R&A. Il sistema che governa l’handicap può trarre vantaggio dall’introduzione di un fattore come il “ball rating“. Questa soluzione è comunque in accordo con il Joint Statement of Principles annunciato dalla USG e R&A nel 2002: fornisce un’immediata ed efficace risposta al problema dell’aumento delle distanze dei colpi e non è una biforcazione del gioco – dilettanti e professionisti giocherebbero entrambi con una palla sottoposta a limiti, semplicemente non lo stesso limite sullo stesso percorso. Adottare alcuni nuovi limiti di rating per le palle da golf non è diverso dal giocare da tee differenti.

Per valutare quest’idea in modo completo è necessario il contributo da parte delle case produttrici di palle da golf (PING, al momento, non vende e costruisce palle da golf, anche se lo abbiamo fatto per oltre 20 anni). Capisco che questa proposta porti molte sfide, ma anche nuove opportunità. Aggiungere nuove categorie di palle conformi è un modo per le case produttrici di trovare nuove innovazioni ed anche di aumentare le vendite. Se fosse così facile introdurre un sistema di rating sui bastoni da golf per esempio permettendo lo sviluppo di nuovi e più lunghi driver io sono certo che lo accetterei come un cambiamento positivo. Ad ogni modo, se il golf decidesse di affrontare il problema della distanza, credo che il sistema BDR sia la soluzione a lungo termine necessaria.

Noi tutti, inclusi quelli della comunità dei produttori di materiale da golf, abbiamo la responsabilità di offrire nuove idee e di cooperare con gli organi deputati alle regole del golf al fine di migliorare il gioco. Può essere fatto, come dimostrato con successo al Forum di Vancouver del novembre 2010 quando PING ha risolto il problema degli Eye2 ed il PGA Tour. Continuerò a fare quello che posso, come credo anche altri faranno. Il gioco del golf ha visto molti cambiamenti positivi nel corso della sua lunga storia, cambiamenti che riconoscono in modo appropriato la relazione tra la sfida ed il divertimento del gioco a tutti i livelli di abilità. Credo che il sistema BDR fornirà il modo di continuare semplicemente a fare tutto ciò – per un lungo tempo.”

John A. Solheim
Chairman and CEO of PING

La proposta di Mr. Solheim è stata fatta da pochissimo e non ho ancora evidenza delle reazioni del mondo golfistico o dei maggiori produttori di palline da golf, vi aggiornerò non appena possibile.

La mia opinione sull’argomento è positiva, credo che sia un passo molto importante e delicato ma che alla lunga possa permettere di sfruttare in modo più equilibrato le risorse del mondo del golf.

Penso ai miei (ex) allievi che con una palla che fa più distanza si divertirebbero di più, penso ai direttori di alcuni circoli che avrebbero meno problemi nella gestione del proprio campo, penso al gioco su campi tipo quello di Sanremo, dove la lunghezza dei colpi di oggi e la dimensione di quelle buche così antiche non c’entrano proprio nulla una con l’altra, magari con una palla più corta il fascino ed il divertimento tornerebbero su quel campo così come in altri.

Penso che il maggiore sforzo lo debbano fare i professionisti dei tour e le case produttrici, ma sono anche quelli che traggono maggior guadagno economico dal mondo del golf, per cui la cosa non mi preoccupa e la trovo giusta nell’ottica di un maggiore divertimento della maggior parte dei golfisti.

Voi che ne pensate?

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