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]]>Tiger Woods ha rilasciato, in occasione dell’imminente AT&T Proam a Pebble Beach, una dichiarazione che conferma il suo essere contrario a molte delle innovazioni, tecnologiche e non, legate al mondo dell’attrezzatura. Ad esempio più volte ha auspicato il ritorno all’uso di legni in persimmon, quelli veramente di legno per intenderci. In questa occasione Tiger Woods si è schierato contro l’uso, sempre più frequente, dei putters di lunghezze superiori a quelle dei modelli classici, i belly putter ed i long putter, quelli che si appoggiano allo sterno o all’ombelico.
Tiger Woods ha dichiarato che non è mai stato un fan dei putter lunghi, come del resto di altre “facilitazioni” nell’uso di attrezzatura, sia che essi si appoggino allo sterno o all’ombelico (belly putters). Il motivo sta nel fatto che è fermamente convinto che l’uso di un putter di lunghezza tradizionale è un’arte che coinvolge il controllo del corpo e del bastone per far si che il movimento a pendolo sia il più perfetto possibile. “Credo che sia così che dev’essere giocato. – ha continuato Tiger Woods – Sono molto tradizionalista a riguardo.“.
Condivido il pensiero di Tiger ed ho sempre ritenuto che l’uso di questi bastoni sia un pò come ammettere di non riuscire ad imbucare con un putter di lunghezza normale e quindi di doversi rifugiare nell’uso di un bastone “particolare”, un pò come smettere di usare una macchina con il cambio manuale perchè non si riesce a coordinare l’uso di frizione, leva del cambio ed acceleratore… In più tecnicamente, dalle prove che ho fatto, non mi pare che sia così tanto più facile imbucare, soprattutto quando ci si allontana dalla buca mi sembra che diventi ancora più difficile calibrare la forza dalla lunga distanza. Però è indubbio che se molti giocatori di altissimo livello iniziano ad usarlo vuol dire che qualche vantaggio c’è.
Pare che Tiger Woods abbia anche suggerito alla Royal & Ancient di St Andrews un modo per contrastare questo fenomeno, per esempio emettendo una regola che vieta l’uso di un putter più lungo del bastone più corto che si ha nella sacca, che probabilmente è uno dei sand wedges. In questo modo si dovrebbe arrivare ad un limite di circa 35″ o poco più che non consentirebbe di appoggiare il putter ne all’ombelico ne altrove, fatta eccezione per il modo di puttare di Bernard Langer che andò di moda alcuni anni fa quando il campione tedesco era in auge. (era appoggiato all’avambraccio)
Non capisco questo voler ridurre la scelta di utilizzare i putter lunghi per tutti i giocatori, o almeno per i suoi colleghi pro, infatti sembrerebbe che l’uso di questi bastoni dia loro un vantaggio di gioco rispetto a coloro che invece usano i putter di lunghezza tradizionale.
A giudicare dai risultati nelle gare non mi pare di percepire nessuna predominanza d’uso dei putter lunghi, si ci sono stati Major ed Open importanti vinti con questi putter, ma al pari o addirittura in misura inferiore rispetto ai putter di lunghezza tradizionale.
Altri grandi del golf hanno nel tempo cambiato la propria opinione a riguardo dei putter lunghi, per esempio Ernie Els, da sempre contrario, ha iniziato ad utilizzare un belly putter dichiarando che finchè saranno legali anche lui continuerà a trarne vantaggio così come fanno gli altri. Oppure Phil Mickelson che ha provato ad usare un belly putter in occasione dei playoff per la FedEx Cup 2011, ma che poi è tornato ad usare un bastone normale.
Da parte della R&A e USGA non ci sono stati commenti ufficiali se non la dichiarazione di aver preso in esame la situazione cercando di capire se serve una soluzione e quale eventualmente adottare tenendo però in considerazione tutti i golfisti ed il loro coinvolgimento nel gioco anche a lungo termine.
In realtà questi bastoni non sono un’invenzione recente, esistono da molti anni, non si capisce come mai debbano avere tutta questa attenzione mediatica proprio solo ora.
Staremo a vedere, per il momento comunque la mia personale preferenza rimane su putter di 33″/34″, non sono molto alto ahimè, e con testa di forma classica (no mallet).
Voi avete mai provato a giocare o giocate con un putter più lungo? Che ne pensate?
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]]>Dai commenti dei lettori spesso si trova spunto per scrivere articoli, anche solo per rispondere in modo più dettagliato ad interessanti domande. Questo articolo nasce proprio da un vostro commento, in merito all’articolo “Come scegliere il proprio putter?“. Ok una volta scelto il putter, il bastone, come ci si può o deve allenare? Ecco qualche suggerimento.
La domanda: “quanti tipi di allenamento per il putting esistono? nelle riviste di settore quasi ad ogni numero compaiono consigli di guru, preferibilmente americani ; ma parlando di sensibilità personale, per ovviare ai propri errori su cosa ci dobbiamo soffermare nell’allenamento?”
E’ bene, prima di tutto, capire la differenza tra un allenamento tecnico ed uno per la sensibilità. Per farvi capire meglio cosa intendo possiamo portare ad esempio lo swing dei colpi lunghi. Quando lo swing ha dei difetti è necessario lavorare in campo pratica per correggere gli errori, facendo opportuni esercizi o anche solo cercando di ripetere numerose volte la sequenza corretta dei movimenti al fine di memorizzarla muscolarmente e renderla automatizzata. Ma questo non è l’unico obiettivo necessario, infatti, anche nel gioco lungo, è necessario praticare ed allenarsi al fine di padroneggiare il proprio swing, come ripetitività e precisione, per cui sarebbe il caso di fare apposite sedute di allenamento cercando di tirare un certo numero di palle con il ferro 7 a quel bersaglio, piuttosto che giocare una serie di ibridi da terra ricercando una traiettoria più alta del normale, colpo molto utile per fermare la palla in green anche da lontano e via così…
Nel gioco corto, approcci e putting non fa differenza, questo concetto è ancora più evidente, in quanto coesistono la componente meccanica del gesto, dello swing, e la componente di sensibilità. Un putt impattato perfettamente ma con troppa poca forza o giocato su una linea diversa da quella ottimale non andrà mai in buca ovviamente.
Continua a leggere l’articolo “Lezioni Golf: come allenare il putt” su WebGolf.it
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]]>The post Putter da golf: come sceglierlo? appeared first on Tshot.
]]>Una delle tante domande che mi vengono sistematicamente rivolte dai principianti riguarda l’acquisto della prima attrezzatura da golf. Fin dalle prime lezioni cerco sempre di far capire agli allievi l’importanza fondamentale del gioco corto ed in particolare del putting, ma non sempre è facile fare entrare per davvero questo concetto nella testa dell’allievo, soprattutto perchè i tiri lunghi hanno un fascino più accattivante e perchè in modo ingannevole il putting sembra “roba facile” rispetto ai colpi lunghi. In termini di scelta del putter quali indicazioni seguire?
Prima di tutto occorre dire che il putter è uno strumento molto personale, che risente in modo determinante delle preferenze del giocatore, siano esse di tecnica, come vedremo dopo, o di estetica.
I putter da golf possono essere divisi in 3 categorie in base alla lunghezza:
–classici: lunghezza compresa tra i 33″ ed i 35″. Sono quelli più comunemente usati e quelli che sicuramente sono da consigliare a chi si appresta a fare il primo acquisto.
–belly putter: di circa 43″ di lunghezza, si chiamano così perchè ci si appoggia all’ombelico (belly-button) per fare perno e muovere il putter, sono andati di moda fino a qualche tempo fa e ogni tanto quando qualche campione di golf lo usa tornano un poco in voga.
–long putter: di circa 50″ di lunghezza, volgarmente chiamati “puttoni” si appoggiano allo sterno e vengono usati con un’azione pura di pendolo.
Continua a leggere l’articolo “Come scegliere il proprio putter?” su WebGolf.it
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]]>Vorrei dare qualche suggerimento, qualche idea, su come allenare il putting. Non mi soffermerò ora su dettagli prettamente tecnici, come per esempio in questo post, ma più che altro su rimedi per ingannare la noia che a volte assale chi si appresta ad una sessione di allenamento in putting-green.
Premetto che, come tutti i colpi del gioco corto, l’allenamento dovrebbe essere diviso in 2 parti, con modalità e scopi differenti. Il putt è un misto di tecnica e di sensibilità, nel senso che la tecnica va ricercata in modo tale da permettervi di colpire la palla sempre nello stesso modo, in modo meccanico.. ed allo stesso tempo è necessario sviluppare “nelle mani” il feeling della distanza, l’occhio sulle pendenze e sulla scorrevolezza dei greens.
prendete 2 stecchini da spiedini ed uno spago lungo circa 1,5 mt. Legate lo spago ai due stecchini ed infilzatene 1 appena oltre la buca e l’altro alla massima distanza in modo che lo spago sia ben teso e che rimanga ad una buona altezza da terra (dovrete far muovere putt e palla al di sotto dello spago). Mi raccomando nella scelta della linea di gioco, fate in modo di essere in piano, meglio se in leggera salita. Prendete 3 tees e metteteli a distanze regolari, in modo che siano usabili come riferimento per idenficare 2 stazioni dalle quali puttare. Iniziate con 3 palline dal tee più vicino alla buca e se riuscite ad imbucare tutti e 3 i colpi potete passare al 2° tee e così via… ma attenti, se sbagliate, non importa da quale tee, dovrete ricominciare sempre dal primo.
Spiegazione: si tireranno molti putt da vicino, ripetendo molte volte la routine per il set-up e quindi a favore dell’essere ripetitivi. Inoltre quando sarete verso la fine avrete anche un pò di pressione addosso per paura di sbagliare e dover ricominciare da capo!
Prendete 12 palline, scegliete 1 buca non in piano. Disponete le 12 palline tutte intorno alla buca a circa 1 putt di distanza, come se dovessero rappresentare le ore di un orologio. Iniziate da quella delle 12 e muovetevi in senso antiorario (così vi danno meno fastidio le palline tra i piedi). Lo scopo è quello di riuscire ad imbucare tutte le palle senza errori.
Spiegazione: anche qui lo scopo è ripetere molte volte il gesto con l’aggiunta di un pò si “patos” quando arrivate verso le ultime. In più rispetto all’esercizio n.1 c’è da considerare la pendenza, infatti, se avete scelto una buca non in piano, vi troverete con putt di tutte le pendenze, salita, discesa e le 2 laterali.
Questo è il meno complesso, ma non per nulla più facile. Prendete un pò di palline, diciamo una decina, e mettetevi a 1 putt dal bordo della buca. Iniziate a puttare e datevi come obiettivo di imbucare almeno 50 putt a fila… se si sbaglia… beh immagino indoviniate cosa dovete fare, no? 😛
semplice, un bel giro sulle 9 buche del vostro putting-green, contando lo score come se foste in gara. Ripetendo il giro più e più volte dovreste cercare di osare via via sempre un pò di più fino ad arrivare a limare colpo dopo colpo. Non trascurate la routine e preparate ogni colpo con calma, anche se magari è già la 5° volta che vi apprestate a fare la stessa buca.
Una volta un mio maestro mi disse con tono tutto serio (ed io ovviamente pendendo dalle sue labbra..): “Sai che recentemente hanno fatto uno studio in America. Secondo le loro statistiche hanno stabilito che hai 0 probabilità di imbucare se non oltrepassi la buca con la palla…..” ovviamente uno dei tanti scherzetti che il simpatico baffo era solito fare 🙂 (ciao Pippo!). Però è una verità inconfutabile. E quindi prendete 3 bastoni, diciamo i ferri 5,6 e 7. Metteteli in modo che formino una U attorno alla buca, con l’apertura rivolta verso di voi. Lo spazio tra la buca ed il bastone posteriore dovrebbe essere non meno di 10cm e non più di 50cm. Ora posizionatevi con 10 palle a circa 7-8 metri dalla buca.
Obiettivo: fare in modo che tutte le 10 palline, di fila, siano o dentro la buca o dentro l’area delimitata dai bastoni. Basta con putt corti in centro buca! Fatevi coraggio ed osate! Vedrete che ogni tanto avrete qualche bella sorpresa! In più, grazie ai putt corti degli esercizi precedenti non dovreste aver più così tanta paura dei 2° putt e quindi anche la % di 3 putt si abbasserà!
Cercate nel vostro putting-green o fuori gara in una delle buche del vostro campo, una situazione dove le pendenze siano estreme. Allenatevi a capire come far partire la palla, anche molto a destra o sinistra, assecondando la pendenza, cercando in sostanza di sfruttare le pendenze in modo che dolcemente vi aiutino ad arrivare alla buca, piutttosto che tirare verso la buca e sperare che non scenda troppo la palla! Con il tipico risultato di tirare una fucilata e trovarvi a puttare il ritorno a 5 metri!
In alcuni casi vi potrà essere utile immaginare che la buca sia un quadrato anzichè un cerchio, perchè così potrete più facilmente visualizzare la vostra palla che entra da uno dei bordi laterali anzichè da quello frontale, assicurandovi un putt più di fino e con margini di errore inferiori.
Soprattutto se giocate spesso sullo stesso percorso, alla fine, la cosa che vi gioverà di più è… conoscere ogni pelo d’erba dei vostri green. Fuori gara, al posto di sparare altri drives nel bosco, ma almeno 3,2 mt più lunghi del vostro amico, fermatevi (senza far attendere nessuno) su ogni green e provate a puttare da diverse posizioni, anche simulando buche che in realtà non ci sono. Più esperienza vi fate e meno sorpresi sarete dalle pendenze.
I PRO non hanno un sesto senso per le pendenze, almeno non tutti, ma semplicemente i loro occhi ne hanno viste talmente tante che anche il green più contorto alla fine si dipana in bel punto preciso verso il quale giocare
Buon divertimento-allenamento!
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]]>The post Putting: intervista a Dave Pelz appeared first on Tshot.
]]>Tra le consuete letture online mi sono imbattuto in un articolo che riporta un’intervista a Dave Pelz, che per chi non ne avesse mai sentito parlare, è conosciuto come la massima autorità nell’insegnamento del gioco corto, putter, approcci, bunker… Moltissimi campioni sono passati sotto i suoi consigli, tipo Phil Mickelson, Colin Montgomerie, Vijay Singh, Tom Kite e molti altri.
Come altri grandi del golf, per esempio Mr. Ping alias K. Solheim, il background di Pelz è di ben 14 anni come scienziato alla NASA, dopo i quali ha deciso di dedicarsi alla ricerca ed all’insegnamento del golf. E’ autore di best-sellers come “Putt Like the Pros” e “Dave Pelz’s Putting Bible”.
Qui di seguito l’intervista apparsa su PutterZone.com
P. Genericamente il peggior difetto nei golfisti con problemi di putting può essere riassunto nel dire che usano troppo le mani durante il colpo. Le mani che chiudono la faccia del bastone poco prima dell’impatto, mani che cambiano il ritmo per gestire la forza del colpo, mani che guidano la rotazione del putter… Insomma i golfisti con problemi di putting tendono ad usare la mani in modo istintivo ed intuitivo per controllare il colpo.
Pensandoci, siamo abituati ad usare i piccoli muscoli dei polsi e delle mani in ogni momento della quotidianità. Le usiamo per scrivere, per pizzicare, per spremere… Il grosso problema che va quindi affrontato sta nel rimuovere questi gesti dal putting.
Nelle mie sessioni di insegnamento dico spesso che se potessi metterei le mani dei golfisti all’interno di guantoni di cemento, mantenendo la possibilità di tenere e swingare il putter, ma senza poterlo manipolare. Questo li renderebbe immediatamente puttatori migliori.
AB. Non ho avuto modo, per ora, di leggere i suoi libri, ma così come primo approccio mi sa molto di meccanico e poco di “feeling”. Io ho sempre pensato e messo in pratica una via di mezzo, ovvero ho sempre ritenuto che il putting sia un’arte che, partendo da una corretta base posturale e meccanica si evolva comunque nel tocco e nel feeling che permettono di raggiungere risultati ancora più efficaci. Insomma dove starebbe la bravura di un giocatore? Nel non usare le mani, o nel saperle usare in modo efficace? Sto solo esponendo i miei pensieri, nati spontaneamente leggendo quando scritto da Mr. Pelz. Non devono essere intesi come una critica o peggio smentita… eheh in fin dei conti Mr. Mickelson non mi ha ancora chiamato per chiedermi consigli sul putt!!! (o forse non ha il mio cell…) 😛
P. In oltre 20 anni di esperienza nelle nostre sessioni di insegnamento abbiamo messo a punto un esercizio: usare un long putter, da appoggiare o al mento o al petto.
Le mani vengono posizionate leggere sul grip ed il bastone viene fatto ciondolare in modo da non controllarne il movimento con le mani durante il colpo. Con questa postura i polsi sono impossibilitati ad azionarsi e quindi non possono intervenire per modificare il movimento del putter.
Questo potrebbe essere un esercizio di pratica, ma anche riscaldamento prima di puttare normalmente prima del giro. Se abitualmente usate un putter di lunghezza normale (ndr: 33″-35″) dovrete ripetere quest’esercizio molte volte prima di vedere i miglioramenti, ma sicuramente è una pratica che alla lunga darà i suoi risultati.
Se non disponete di un long putter potreste anche usare un manico si scopa o simile per provare anche solo la sensazione di un movimento nel quale le mani ed i polsi non intervengono.
AB. Questo mi sembra comunque un’esercizio valido, anche perchè da una pratica di questo tipo potreste imparare meglio a gestire il ritmo del movimento, la sua fluidità, caratteristiche molto importanti anche al fine di gestire al meglio lo swing con il putt anche sotto pressione.
P. Penso che il migliore sia ora sul Champions Tour, Loren Roberts, esegue un fantastico colpo a pendolo, non usa i polsi, non ruota gli avambracci, così la faccia del bastone rimane perfettamente dritta lungo tutta la zona di impatto. Circa 15cm prima e 30cm dopo l’impatto la lama del putter è perfettamente perpendicolare alla linea, questo significa che può far partire la palla assolutamente lungo la linea di tiro scelta.
Loren Roberts eccelle in quello che vorrei facessero i miei allievi: non manipola il putter durante tutto l’impatto. La lama del putter rimane square lungo la zona d’impatto. Non aumenta l’energia del colpo o meglio non colpisce la palla, effettua semplicemente un colpo di puro movimento.
Ci sono anche altri, Brad Faxon, Ben Crenshaw, Mickelson, Tiger… tra i giovani credo che Anthony Kim sia il migliore, perlomeno sui putt corti. Anche Hunter Mahan sui putt corti è molto forte ed entrambi miglioreranno anche su quelli lunghi.
Faccio provare ai miei allievi diverse cose, ma tutte per cercare di togliere controllo alle mani. Non appena ci riesco li faccio mettere in posizone sulla palla in modo che le mani sia esattemente sotto la perpendicolare delle spalle, così che possano semplicemente swingare all’indietro ed attraverso la palla con un moviemtno di pendolo che parta dalle loro spalle.
In passato i green erano molto più lenti e quindi anche i più grandi, Billy Casper, Gary Player per esempio, erano obbligati a colpire con decisione i putt altrimenti non sarebbero arrivati alla buca. Il migliore di sempre, in base alle mie rilevazioni, è stato George Archer. Ha avuto una percentuale di realizzo da qualsiasi distanza più alta di chiunque altro io abbia analizzato. Puttava meglio di Nicklaus, Gene Littler, Bob Charles e Tom Watson, solo per citarne alcuni.
E proprio Tom Watson è un esempio, come dicevo per Kim, di ottimo puttatore dai 2 metri in giù. In gioventù era formidabile e l’unico a battere George Archer sulla misura entro i 2 metri. Diventando vecchio Tom ha ahimè perso questa caratteristica iniziando ad usare maggiormente le mani.
AB. Quindi, ma lo vedremo poi sotto, Mr Pelz è a favore di uno swing dritto per dritto, contro l’altra teoria che vuole lo swing del putt su un morbido arco interno, dritto, interno. Quello che mi piacerebbe appurare, e forse nei suoi libri lo si trova, è sapere cosa pensa della faccia del bastone, o meglio del loft del putter e di come si comporta all’interno dell’arco, soprattutto in zona di impatto.
P. Il più affidabile ed il più semplice è il movimento dritto nel back e dritto attraverso l’impatto. Serve essere in una particolare posizione per far si che questo diventi un movimento naturale. Ma la cosa più importante per me è che non si usino le mani per manipolare lo swing, che i polsi non cambino angoli e che la rotazione degli avambracci sia nulla.
Quando ci si mette in posizione sul putter ci si dovrebbe piegare in modo che le mani caschino in verticale sotto le spalle. Se non ci si mette così le braccia dovranno per forza ruotare intorno al corpo, promuovendo così un’azione leggermente ad arco della testa del putter, ma senza che questo comporti per forza un uso di polsi o una rotazione degli avambracci. Non per forza questo è problema, anche se ritengo che non sia un moviemtno così puro e semplice come quello dritto per dritto. Ai miei allievo, se possibile, cerco di insegnare a giocare muovendo il putt dritto per dritto.
La rotazione che avviene alla faccia del bastone non porta a nulla di buono, infatti è come cercare di essere da qualche parte nel momento giusto. Non succede mai, neanche nella vostra vita reale, infatti in realtà siete sempre qualche minuto, secondo, nanosecondo o in ritardo o in anticipo. Lo stesso vale per il putting. Se invece la faccia del putt arriva perfettamente dritta all’impatto riuscirete a dare al putt la direzione voluta. Ma questo non può avvenire, con consistenza, che solo quando la faccia del putt è dritta per un lungo periodo di tempo, come nello swing dritto per dritto.
AB. Ok, tutto chiaro? Mi sorgono 2 piccole domande… Punto primo per poter assumere la posizione descritta (mani sotto le spalle) serve che il putter in nostro possesso lo consenta, ovvero che sia di lunghezza e di lie appropriati. Punto secondo, davvero vorrei sapere che succede al loft, cioè io ho sempre cercato/insegnato di colpire il putt in fase di ascesa, per favorire il rotolo della palla, anche cercando di colpire riducendo il loft, avete presente? un pò come colpire con la racchetta da tennis cercando di imprimere un top. Solo che per ottenere questo effetto sono obbligato ad avanzare i polsi e quindi a cambiarne gli angoli…
P. Per molti anni diverse compagnie mi hanno chiesto di “sposare” uno dei loro modelli, ma non l’ho mai fatto, forse perchè molti di quei modelli non mi piacevano. Il mio scopo non è vendere putter ma migliorare il putting dei golfisti e far si che si divertano di più.
Nel corso degli anni ho osservato il lavoro di Odyssey e devo dire che da sempre hanno fatto molte ricerche ed a volte anche sviluppato dei modelli basandosi su miei brevetti. Un giorno mi hanno chiesto se potevano produrre i modelli 2-Ball e 3-Ball per me ed ho acconsentito, proprio in ragione delle ricerche che costantemente svolgono.
In particolare trovo postivo il fatto che in molti modelli, come i D.A.R.T. o i Backstryke, si stia tornando a costruire teste con migliorie dal punto di vista delle linee utile per aiutare l’allineamento del colpo.
AB. Anche io sono favorevole ai modelli la cui testa ha una grafica che aiuta meglio a determinare la direzione, almeno per quanto riguarda i miei allievi. Oltre ai modelli Callaway citati per esempio anche Mizuno si è messa sulla stessa linea con la Line 90. Pensate che invece per quanto riguarda il mio gioco sul putt ho sempre preferito modelli con testa più sottile e dal look classico, stile Ping Anser per intenderci… Devo dire che questa lettura mette in discussione alcune cose del mio modo di vedere il putting, meglio, vuol dire che appena posso proverò un pò delle cose scritte sopra. E voi?
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]]>The post Yes! Golf in bancarotta appeared first on Tshot.
]]>Come in altre situazioni, forse alla Yes! Golf speravano in un’acquisizione da parte di qualche grosso brand, come per esempio successe a Odissey acquisita da Callaway, ma ormai son finiti quei tempi ed ora la prospettiva è quella di un’acquisizione ad un valore molto inferiore.
Le perdite degli ultimi anni e la situazione di oggi:
Come si vede il crescendo ha obbligato l’azienda alla bancarotta, ma secondo molti il marchio è comunque troppo forte per semplicemente cessare di esistere e quasi certamente sarà acquisito da altri.
Alcuni rumors vedrebbero il gruppo Cleveland/Srixon molto interessato… staremo a vedere.
La cosa più importante comunque è che… non tolgano il putter Yes! dalle mani di Edoardo senza prima aver trovato un valido sostituto!!! 😛
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]]>The post Heath Slocum: un putt pazzesco per il McGladrey Classic appeared first on Tshot.
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]]>The post Trocathlon: il mercatino dell’usato Decathlon con molto golf appeared first on Tshot.
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]]>The post Putter d’Oro Sayn Design appeared first on Tshot.
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]]>The post Green di sabbia sull’isola di Brijuni appeared first on Tshot.
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]]>The post GoldenPutter: tutto d’oro, per Lei appeared first on Tshot.
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]]>The post Putter gioiello appeared first on Tshot.
]]>A Tokyo è andato di scena un salone del lusso con decine di creazioni dai prezzi più alti possibili e dalle composizioni più variegate: diamanti, rubini, smeraldi, oro a kg, platino… nella foto sopra vediamo un’opera dedicata al nostro sport, un pezzo unico costato ore e ore di lavoro. Il prezzo? Non ancora comunicato, meglio così!
La composizione dedicata al golf comprende un putter e una pallina e si può ammirare al salone Platinum Guild International nello stand del designer-gioielliere giapponese Nagahori: oggetti ovviamente inutilizzabili, a meno che non vogliate puttare ricoprendo il green di una scia di diamanti lucenti per la gioia di chi vi sta seguendo!
Ma ora qualche numero sulla coppia di gioielli giapponesi:
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]]>The post Idee regalo Natale Golf: USB Putt Returner appeared first on Tshot.
]]>Ma perchè si chiama Returner? Perchè se si ha l’abilità di imbucare ti rimanderà la pallina indietro grazie all’energia fornita dalla porta USB. Costa 20 dollari su questo sito
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]]>The post Putt perfetto? Merito delle onde alfa appeared first on Tshot.
]]>In un recente studio pubblicato sulla prestigiosa rivista specializzata Journal of Physiology, realizzata da un team di ricercatori dell’istituto di Medicina e Scienza dello Sport del Coni si è dimostrato che un putt perfetto si può prevedere osservando… l’impugnatura? La posizione delle spalle? No, il cervello
O meglio monitorandone l’attività attraverso un elettroencefalogramma (EEG). I nomi dei ricercatori sono Claudio Babiloni, Claudio Del Percio, Marco Iacoboni, Francesco Infarinato, Roberta Lizio, Nicola Marzano, Gianluca Crespi, Federica Dassù, Mirella Pirritano, Michele Gallamini e Fabrizio Eusebi; hanno condotto lo studio con la collaborazione di 12 giocatori destri di grande esperienza: dovevano tirare 100 putt provando a imbucare, a ogni tiro venivano studiate le onde emesse dall’attività del cervello e si è scoperto che tutte le palline che cadevano in buca e che quindi erano state colpite nel modo corretto (intensità, inclinazione, potenza, ecc…) erano ricondotte a onde alpha di identiche caratteristiche. Scendendo nel dettaglio: più forte è la riduzione dell’entità delle onde alpha più piccolo è l’errore di putt non imbucati. Una conferma in più che il golf è lo sport “mentale” per eccellenza
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]]>The post Hello Kitty Putter appeared first on Tshot.
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]]>The post Impara il Putt con il laser! appeared first on Tshot.
]]>PS: sempre che non vogliate costruirvelo da voi con i puntatori laser da portachiavi e un po’ di scotch 😉
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]]>The post POPaPUTT: per tipi scherzosi appeared first on Tshot.
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]]>The post I Putter pazzi appeared first on Tshot.
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