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Calcio

Ha scritto la storia del calcio: addio a un campione del mondo, tifosi in lutto

Grave lutto per una delle nazioni leader nel mondo del calcio: anche grazie a lui aveva scritto una delle pagine più leggendarie.

Ogni volta che il calcio perde uno dei suoi grandi protagonisti si scopre un po’ più povero ed è successo di nuovo. Un lutto che ha scosso tutto un popolo, perché anche grazie a lui era arrivata la prima storica vittoria in un Mondiale.

Calcio in lutto, è scomparso un grande protagonista – Tshot.it

La prima parte degli anni ’70 era stata aperta dall’ultimo trionfo del Brasile di Pelé e dominata dalla solidità della Germania che aveva sfruttato alla grande i Mondiali in casa. Poi però era spuntato il calcio totale e spettacolare dell’Olanda e dei suoi grandi attori. Così altre nazioni leader nel calcio avevano dovuto abbozzare e aspettare.

Ma una in particolare meditava vendetta, perché nonostante la sua lunga storia in realtà non era mai stata grandissima protagonista nella rassegna iridata. Il Brasile aveva già in bacheca più edizioni della Coppa Rimet, l’Uruguay pure e invece l’Argentina stava a guardare.

Il primo passo fu quello di ottenere l’organizzazione dei Mondiali 1978, giocati in un clima difficile e in un Paese dilaniata dalla dittatura dei generali. Echi che in Europa arrivavano attutiti, perché solo negli anni successivi è stata chiara la tragedia dei desaparecidos e di quelli che il Paese aveva dovuto affrontare.

L’Italia di Enzo Bearzot, forse la sua Nazionale più bella anche se poi 4 anni dopo avrebbe vinto, fu spettacolare battendo anche i padroni di casa prima di arrivare quarta. Finale invece Argentina-Olanda e tra mille polemiche successo dell’Albiceleste.

Addio a un campione del mondo, ha scritto pagine indimenticabili di calcio

A guidare quel gruppo era stato chiamato un allenatore che fino ad allora aveva vissuto una discreta carriera come calciatore e vinto il Torneo Metropolitano nel 1973 con l’Huracàn. Non tutti credevano che fosse l’uomo adatto, eppure ci riuscì.

César Luis Menotti, campione del mondo nel 1978 (Ansa Foto) – Tshot.it

Perché César Luis Menotti, morto nelle scorse ore a 85 anni per problemi polmonari a Buenos Aires, era un filosofo applicato al calcio. Diventato commissario tecnico dell’Argentina nel 1974, diventò un uomo in missione. Molti in realtà hanno immaginato che fosse colluso con i generali e invece lui, era profondamente contro la dittatura, era lì con un unico scopo.

Come disse subito prima della finale ai suoi ragazzi, quel gruppo aveva solo un risultato: “Non vinciamo per quei figli di pu***na. Vinciamo per il nostro popolo”. E così fu, riscrivendo la storia del calcio. Poi ha guidato l’Argentina anche a vincere il Campionato Mondiale juniores nel 1979, lanciando un giovanissimo Diego Maradona. Ma tre anni dopo, ai Mondiali di Spagna, la doppia sconfitta contro Italia e Brasile ha significato il ritorno a casa senza nulla. E così fu sostituito da Carlos Bilardo, che poi vinse i Mondiali ’86 in Messico.

In carriera Menotti, conosciuto come ‘El Flaco’ (Il Magro) ha allenato club come come River Plate, Boca Juniors, Independiente e Rosario Central. Nel 1997 aveva anche onorato le sue origini italiane, per i parenti che erano partiti da Ancona, guidando la Sampdoria in Serie A. Un’avventura però durata solo otto giornate prima dell’esonero.

Federico Danesi

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