Lando Norris che sfila via dal paddock per infilarsi in un green inglese racconta più di tante interviste

Sul circuito spinge al limite, sul green insegue la linea perfetta. Nel legame tra Lando Norris e il golf si incrocia la storia di un campione inquieto

Lando Norris festeggia
Lando Norris che sfila via dal paddock per infilarsi in un green inglese racconta più di tante interviste (Ansa Foto) – Tshot

Il campione del mondo di Formula 1 non usa il golf come semplice passatempo, ma come spazio parallelo, una stanza silenziosa dove far respirare la testa dopo i weekend più intensi. Fra un gran premio e l’altro, la sua sacca da golf è diventata quasi un’estensione naturale del casco.

L’ultima immagine arriva dalla Pro-Am del BMW PGA Championship, dove Norris ha camminato sul fairway con lo stesso mix di leggerezza e concentrazione che mostra in griglia di partenza. Intorno, curiosi e tifosi che lo seguono da vicino, affascinati dall’idea di vedere un fuoriclasse dei motori misurarsi con un gioco che non perdona distrazioni. Il golf, per lui, è una valvola ma anche un test, un modo diverso di tenere allenata la mente.

La passione di Lando Norris per il golf

Norris racconta spesso quanto il ritmo lento del golf lo aiuti a staccare dal caos dei circuiti. Sul fairway il rumore scompare, resta solo il fruscio dell’erba e il colpo da preparare. Ogni swing richiede pazienza, precisione, controllo del corpo e delle emozioni. Caratteristiche che in pista diventano reazioni rapide, mentre sul green si trasformano in attesa e visualizzazione del colpo perfetto.

Questa passione non nasce per caso. Il golf è lo sport che più di altri mette a nudo il carattere: non ci sono compagni di squadra a coprire un errore, non c’è un box strategico a suggerire cosa fare. Norris si ritrova spesso da solo con i propri pensieri, costretto a gestire frustrazione, entusiasmo e concentrazione colpo dopo colpo. Ed è proprio qui che il gioco diventa laboratorio psicologico.

Golf e Formula 1, due mondi che si parlano

A prima vista la distanza è enorme: da un lato la velocità estrema, dall’altro il silenzio di un green curato al millimetro. In realtà, Norris ha trovato nel golf una specie di specchio della Formula 1. In entrambi i casi la differenza la fanno i dettagli infinitesimali: il punto di corda in una curva o il millimetro di apertura della faccia del bastone possono cambiare tutto. Chi vive di performance sa che il margine è spesso nascosto in sfumature impercettibili.

Lando Norris nella sua McLaren
Golf e Formula 1, due mondi che si parlano (Ansa Foto) – Tshot

Nel golf, il campione del mondo può permettersi di sbagliare senza conseguenze sulla classifica iridata, ma non rinuncia alla vena competitiva. Chi lo osserva sul campo nota la stessa espressione quando affronta un putt delicato o quando si lancia in un sorpasso. La voglia di misurarsi, di capire fin dove può spingersi, emerge anche in una partita tra amici. Il golf diventa così un’estensione della sua mentalità da top driver, in un contesto meno feroce ma ugualmente esigente.

Equilibrio mentale e ricerca della perfezione

Per Norris il golf è soprattutto allenamento mentale. Non è solo il “tempo libero” tra un gran premio e l’altro, ma un modo per rimettere ordine dopo un weekend complicato o per scaricare l’adrenalina di una vittoria. Ogni buca è una piccola storia: errore dal tee, recupero dal rough, approccio creativo verso il green. Il percorso gli ricorda che ogni sbaglio può essere gestito, lavorando colpo dopo colpo, senza farsi travolgere dalla frenesia.

Questa filosofia si riflette anche in pista. Un pilota che vive il golf impara a non farsi schiacciare da un singolo errore, a rimanere lucido quando la gara prende una piega complicata. La calma che trova sui campi si trasforma in lucidità nei momenti decisivi della stagione. Il pubblico lo intuisce e segue con curiosità questa doppia vita sportiva, in cui il ruggito dei motori convive con il silenzio del fairway.

Alla fine, la scena più potente è forse quella più semplice: Lando Norris che segue la pallina in aria, gli occhi fissi sulla traiettoria, la testa che calcola inclinazioni e rimbalzi. È lo stesso sguardo con cui legge una telemetria o prepara un giro veloce. Due mondi diversi, un’unica ossessione per la linea perfetta. Il golf, per il campione del mondo, non è un diversivo. È un altro modo per restare se stesso.

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