Uno dei personaggi che più ha lavorato a stretto contatto col campione tedesco rivela la sua verità: tifosi atterriti
Nella Formula 1, così come nel calcio, nel tennis e nel basket, arriva quel dato momento in cui si sente insopprimibile la necessità di designare il GOAT della disciplina in questione. Quasi sempre il dibattito si anima – con le opposte fazioni di tifosi dell’uno o dell’altro campione – quando sale alla ribalta un personaggio capace di eguagliare, o di superare, la leggenda che magari prima deteneva senza troppe discussioni il titolo di migliore della storia.
Ettolitri di inchiostro sono stati usati nella dialettica tra chi fosse (stato) migliore tra Maradona e Pelé. O tra lo stesso compianto Pibe de Oro e Leo Messi. Soprattutto da quando quest’ultimo si è laureato campione del mondo. Nel basket, in particolar modo nel mondo NBA, qualcuno ha messo recentemente in discussione la leggendaria figura di Michael Jordan, con l’eterno LeBron James che sta riscuotendo sempre più crediti.
Per finire, nel tennis il dibattito è in continua evoluzione grazie alle straordinarie performances di Novak Djokovic, che nel corso degli ultimi 12 mesi ha ridisegnato le gerarchie dello sport con la racchetta. E la Formula 1? Qui il discorso si fa leggermente diverso. Proprio come con le moto, alle volte diventa difficile scindere la bravura del pilota dal mezzo a disposizione. Ma nonostante questo, alcuni fuoriclasse restano tali. E anche qui parlano i numeri.
Michael Schumacher e Lewis Hamilton condividono il primato di titoli iridati conquistati nella classe regina delle auto, ma c’è chi si è fatto un’idea ben precisa di chi sia il migliore tra i due.
James Vowles, ex capo stratega della Mercedes tra il 2010 e il 2023, ha avuto la fortuna di lavorare sia col tedesco – ormai a fine carriera – che col britannico. Facendosi una chiara idea di chi debba essere considerato quello di maggior talento tra i due.
“Hamilton era ed è ancora oggi il pilota con più talento naturale con cui abbia mai lavorato, compreso Schumacher. La mentalità di Lewis era brillante. Voleva vincere ogni gara a tutti i costi ma, se gli parli oggi, accetta anche un secondo o terzo posto. Piazzamenti con cui si vincono campionati“, ha esordito il dirigente britannico al podcast High Performance.
Ma le rivelazioni di Vowles non finiscono qui. Nell’àmbito di un discorso sul senso di sportività che sempre deve emergere in pista, Vowles non ha perdonato a Schumacher l’episodio del 1997. Quello in cui, in lotta per il mondiale con Jacques Villeneuve, il campione tedesco buttò fuori pista il rivale nel tentativo di estrometterlo dalla lotta al titolo.
“Michael è un uomo incredibile ma quella volta, nel 1997, si rovinò. Se hai fatto qualcosa di antisportivo, te ne pentirai per il resto della tua vita. Sarai sempre macchiato“, il severo giudizio dell’ex Mercedes.
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