In un recente studio pubblicato sulla prestigiosa rivista specializzata Journal of Physiology, realizzata da un team di ricercatori dell’istituto di Medicina e Scienza dello Sport del Coni si è dimostrato che un putt perfetto si può prevedere osservando… l’impugnatura? La posizione delle spalle? No, il cervello
O meglio monitorandone l’attività attraverso un elettroencefalogramma (EEG). I nomi dei ricercatori sono Claudio Babiloni, Claudio Del Percio, Marco Iacoboni, Francesco Infarinato, Roberta Lizio, Nicola Marzano, Gianluca Crespi, Federica Dassù, Mirella Pirritano, Michele Gallamini e Fabrizio Eusebi; hanno condotto lo studio con la collaborazione di 12 giocatori destri di grande esperienza: dovevano tirare 100 putt provando a imbucare, a ogni tiro venivano studiate le onde emesse dall’attività del cervello e si è scoperto che tutte le palline che cadevano in buca e che quindi erano state colpite nel modo corretto (intensità, inclinazione, potenza, ecc…) erano ricondotte a onde alpha di identiche caratteristiche. Scendendo nel dettaglio: più forte è la riduzione dell’entità delle onde alpha più piccolo è l’errore di putt non imbucati. Una conferma in più che il golf è lo sport “mentale” per eccellenza
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