Sinner, quante tentazioni per il campione altoatesino: Jannik alla fine ha fatto la sua scelta, ma che fatica!
Non è solo una questione di talento. Un atleta che sia degno di questo nome deve preoccuparsi tanto del fisico quanto della mente ed avere cura, al tempo stesso, di non tralasciare mai quello che è un aspetto imprescindibile nella quotidianità degli sportivi: l’alimentazione.
Ne sa qualcosa Novak Djokovic, che a dispetto della sua età è anche più in forma di certi ventenni. Da anni segue una dieta plant based, priva di carne e di pesce, che predilige cibi di derivazione vegetale. Jannik Sinner non è estremo quanto il suo collega serbo, ma è comunque molto attento a ciò che finisce nel suo piatto. Si concede uno sgarro di tanto in tanto, come una bella pizza margherita o qualche roll di sushi, ma per la maggior parte del tempo è ligio al dovere. Il suo tallone d’Achille sono i dolci, eppure, anche in quel caso, dà priorità alla carriera piuttosto che al palato. Ha solo 22 anni ed è già così saggio.
Il segreto del suo successo, dunque, sta anche nell’alimentazione. Ed è per questo che, da qualche mese a questa parte, ha spalancato le porte del suo team a uno chef che ha lavorato in cucina per 40 anni: suo papà Hanspeter, che ora gira il mondo insieme a Jannik e si preoccupa personalmente di preparare al figlio piatti ben bilanciati che siano il carburante per i suoi colpi esplosivi.
Anche così, però, non è facile resistere, in certi casi. Oscar Wilde diceva che il solo modo per liberarsi di una tentazione è cedere ad essa, ma Jannik è in tal senso granitico. Lo è stato anche a Torino, quando, in teoria, avrebbe potuto fare incetta di leccornie di ogni tipo.
Durante le Nitto Atp Finals, come ha raccontato al quotidiano La Repubblica il responsabile del catering del torneo dei Maestri, Sinner non ha fatto una piega. Qualcuno ha ceduto, ma lui no. «I protagonisti delle Finals – ha rivelato Simone Albrizzi – mangiavano poco, ma di qualità. Avevano tutti regimi alimentari molto stretti, ma in tanti si sono fatti tentare dalle burrate e dalle mozzarelle che abbiamo messo a disposizione. Anche il sushi è andato per la maggiore”.
“La maggior parte degli atleti però – ha detto ancora – erano rigorosissimi, come Sinner: pollo, pasta in bianco e via. Spesso, essendo lui molto riservato, non passava nella lounge dei giocatori, ma si faceva portare giù il pasto, per avere un po’ di tranquillità. Allenatori e familiari, invece, si concedevano più sfizi». Perché Jannik, si sa, ad una burrata che trasuda gocce di latte fresco preferirà, sempre e comunque, il prestigio di una vittoria o di una coppa.
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